Descrizione
La lavorazione della "stramma"
Una leggenda narra che un giorno S. Paolo, diretto a Roma, si fermò nel paese di Ventosa e chiese agli abitanti una nuova sacca per proseguire il suo viaggio, cosicché questi molto generosi, non avendo tanto da offrirgli, ne intrecciarono una “con la stramma bagnata dalla rugiada di primo mattino e lasciata imbiondire al sole”.
La stramma è un’erba che cresce spontaneamente sui Monti Aurunci; detto generalmente saracchio o sparto, si raccoglie d’inverno, da novembre fino alla fine di maggio. L’erba si taglia con il falcetto nelle prime ore del mattino, quando la rugiada la rende meno tagliente, si sgrulla, cioè si separa dagli steli e si lega in fasci di 30 cm. che vengono messi ad asciugare a ventaglio nei periodi caldi, e si battono al tramonto con il martello.
Gli abitanti di Ventosa partivano in treno per la Toscana e Reggio Emilia e restavano fuori cinque o sei mesi l’anno portando con loro, oltre all’ago per la lavorazione, con una punta arrotondata e lungo 20 cm, i fili di strame, l’elemento base con cui si impagliavano sedie, fiaschi o altro, formato da sette maglie di stramma.